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Helen Phillips, La bella burocrate, “Le dà fastidio che suo marito abbia un nome così comune?”

La bella burocrate di Helen Phillips

La bella burocrate di Helen Phillips
Traduzione di Cristina Pascotto
Safarà Editore, settembre 2017, (cartaceo 16 €, 174 pagine; ebook 6,99 €)

«”Apprezziamo la sua curiosità” disse La Persona con l’Alito Cattivo con un sorriso riarso. Jospehine ricambiò il sorriso, sollevata. “Ma non c’è alcun bisogno di essere curiosi”».

Qualche settimana fa su Twitter, scusate non ricordo più chi, ironizzava su come sia di moda scrivere sui social network del libro del momento, stando al traino del marketing delle case editrici più note o più popolari. In realtà è molto semplice sfuggire alla dittatura del bestseller visto che in Italia escono 200 titoli al giorno (naturalmente è una media). Sopraffatti dalla valanga di volumi nuovi apparsi di recente, potreste ad asempio avere bucato il lancio, l’ultimo di agosto, di “La bella burocrate” di Helen Phillips, che pure ha avuto un buon battage, vedi Marcello Fois su TuttoLibri numero 2062: “La bella burocrate di New York inserisce il codice indecifrabile”.

In quanti leggeremo in Italia “The beautiful bureaucrat” pubblicato da Safarà Editore di Pordenone? Facciamo tremila persone da qui all’agosto prossimo se andrà bene. Si spera che il percorso per Helen Phillips – ospite nel 2017 al Festivaletteratura di Mantova – sia quello delle autrici di culto fortunate. Esordio italiano con piccola casa editrice indipendente, attenzione della critica e del pubblico, passaggio a marchio medio/grande e tirature adeguate a farla conoscere davvero a decine di migliaia di lettori. Phillips non è del resto una scrittrice esordiente, “La bella burocrate” è del 2015 e all’attivo ha altri tre libri ancora inediti qui da noi.

Finita la premessa, perché Phillips merita tutta questa attenzione? Perché è un’autrice scomoda. Raramente ho letto altri romanzi con lo stesso disagio. Stavo per abbandonarlo a metà lettura, nauseato. “La bella burocrate” racconta la storia di una giovane coppia in una città contemporanea senza nome, lei trova un impiego in una grande azienda che non le chiede di capire ciò che sta facendo ma solo di eseguire quanto le è stato ordinato. Intanto i due passano da un affitto a un altro in abitazioni tetre e claustrofobiche mentre anche il loro rapporto entra in una routine d’ufficio. La coppia non ha relazioni al di fuori del lavoro e tutto sembra perdere senso man mano che passano i giorni.

Persino quegli incontri casuali al di fuori dell’ufficio cui si attribuisce grande importanza (una gentilezza inaspettata da una cameriera) per tirare avanti un giorno in più rivelano tutta la loro ambiguità. Eppure è proprio la ricerca di senso che Phillips introduce col contagocce nella vicenda che da metà romanzo trasforma “La bella burocrate” in una lettura appassionante. Sono davvero contento di non averlo buttato fuori dalla finestra, e lo stavo leggendo in ebook! Vuoi davvero capire dove andrà a parare, specie quando la protagonista Jospehine – insieme al lettore – capisce cosa davvero sta facendo obbedendo al suo responsabile, La Persona con l’Alito Cattivo.

Ho letto che “La bella burocrate” è stato definito pure come un thriller (!), io credo sia molto più vicino alla sensibilità di un Michael Ende e che siamo dalle parti del romanzo fantastico più che del romanzo di genere o sperimentale; impossibile per me non pensare ai burocrati dell’azienda senza nome come a una versione aggiornata al XXI secolo dei Signori Grigi di “Momo”. Ben vengano autrici come Helen Phillips, riflettere sul nostro tempo attraverso la lente della fantasia, vedi anche “Exit West” di Mohsin Hamid, è un buon modo per interrogarci su cosa davvero dobbiamo mettere al centro delle nostre vite e sul valore del tempo.

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