Giorgio Bassani, Cinque storie ferraresi, dentro le mura

Cinque storie ferraresi di Giorgio Bassani

Cinque storie ferraresi di Giorgio Bassani

Cinque storie ferraresi di Giorgio Bassani
Feltrinelli, 2012, preso in prestito via MLOL

«Subito dopo aver preso la laurea – diceva per esempio – avrebbe piantato non soltanto Ferrara ma l’Italia. Era stufo di vivacchiare in provincia, di marcire in quel buco di città. Quasi di sicuro se ne sarebbe andato in America: e per starci, per stabilircisi definitivamente».

Anni fa sono stato tanto fortunato da ricevere in dono l’opera più famosa di Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini – la sto rileggendo in questi giorni – ma non avevo mai proseguito il mio incontro con lo scrittore ferrarese; o meglio, non avevo mai permesso a questo autore di riaccompagnarmi per quei luoghi della memoria che è stato così bravo a imprimere a fuoco vivo, prima sulla carta, e ora su tavolette di inchiostro elettronico. Tanto tempo è passato dal 1956, quando le Cinque storie ferraresi riunite in questo ebook vinsero il Premio Strega, testimone un allegrissimo Parise (così lo ricorda Adele Cambria).

Se, come alcuni dicono, i libri elettronici porteranno fortuna alle raccolte di racconti, tanto bistrattate o poco fortunate nel nostro Paese, perché non iniziare a conoscere Bassani non da un romanzo ma proprio da questi cinque racconti? Ecco i titoli: Lida Mantovani, La passeggiata prima di cena, Una lapide in via Mazzini, Gli ultimi anni di Clelia Trotti, Una notte del ’43. Leggere Bassani oggi, in un secolo che non è più il suo (lo scrittore vi arrivò sulla soglia, scomparendo nel 2000), è straniante quanto tenere fra le mani le foto dei propri nonni da giovani; sì, è esistito un passato in cui non c’eravamo; sì, anche prima di noi soffrivano e gioivano uomini e donne.

I personaggi di Bassani si muovono in una cornice solo in apparenza immutabile, Ferrara. In questa città, lo scrittore ce lo ricorda sempre con garbo, vivono sì uomini e donne di tutte le classi sociali, con i loro desideri e le loro abitudini, ma si è dispiegato anche il disegno ambizioso di un ideale urbanistico rinascimentale straordinario, che dopo aver rinnovato gli spazi della comunità si è come cristallizzato per sempre. Uno spazio in cui forse anche la maggioranza dei ferraresi, pur sapendo benissimo di essere rimasti “fuori dal mondo”, crede di poter vivere in eterno passeggiando sul listone.

Eppure la Storia, quella che finisce dentro i libri, anche e soprattutto in quelli di Bassani, entra perfino a Ferrara e a Bassani è capitato il destino di rammentare a tutti noi, che non c’eravamo, un tempo in cui la discriminazione razziale era andata oltre l’intolleranza. “Una lapide in via Mazzini” ad esempio ci ricorda premesse e conseguenze delle persecuzioni ai danni degli ebrei con affilata efficacia: narra il ritorno (?) di uno scampato ai lager la cui sola presenza sconvolge la città. “Una notte del ’43” invece la rappresaglia fascista per l’uccisione del federale Ghisellini davanti al Castello Estense.

Io non so se Bassani sia davvero “l’autore italiano contemporaneo più significativo della ‘via ebraica’ alla letteratura” (cit. Carlo Tenuta). So tuttavia che quando ti prende per mano con la sua scrittura tu credi di sapere dove ti condurrà ma dopo pochi paragrafi ti ha già circondato di nebbia e sussurri per condurti altrove, facendoti scoprire grazie alla sua abilità (lo leggano tutti coloro che si affannano a definirsi scrittori) cosa alberga nel cuore e nella mente dei suoi personaggi – oh, così reali! –, per poi tornare con la naturalezza di un fuoriclasse all’intreccio principale del racconto e al suo svolgimento.

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James Patterson, Maxime Paetro, Private, la gente mi rivela i suoi segreti

Private di James Patterson & Maxime Paestro

Private di James Patterson & Maxime Paestro

Private di James Patterson & Maxime Paetro
Traduzione di Andrea Carlo Cappi
Longanesi, 2011, – preso in prestito via CSBNO/MLOL –

«Morta? Come faceva Shelby a essere morta? Doveva eserci uno sbaglio. Ma come si fa a sbagliare su una cosa del genere?».

Non avevo mai letto niente prima di James Patterson ma in realtà ho scoperto di conoscere già questo scrittore attraverso i film che Hollywood ha tratto dai suoi libri, “Il collezionista” e “Nella morsa del ragno”, entrambi interpretati da Morgan Freeman nella parte dell’investigatore Alex Cross. Il thriller non è tra i miei generi preferiti, preferisco l’avventura alla Cussler se devo affidarmi a uno scrittore seriale, ma anche solo per provare se il sistema di prestito ebook della mia biblioteca funzionava ho preso e letto una delle ultime storie (o meglio serie) di Patterson, “Private”, che negli USA è uscito nel 2010.

Ambientazione losangelina, Lamborghini, belle donne, serial killer e i buoni stravincono ma sono tormentati, ovvio che la sintesi sia mia ma possiamo dire che “Private” risponde grosso modo alla sequenza di aggettivi e sostantivi detta sopra. Il protagonista delle pagine che leggerete si chiama Jack Morgan, giovane, atletico, affascinante, eroe di guerra, ex Marines, titolare della Private Investigations che altro non può essere che la migliore agenzia di investigazioni del mondo, società ereditata dal padre, nemesi quand’era in vita del figlio tutto “ali e aureola” (ma non temete perché Jack ha un fratello gemello… cattivo).

La narrazione scorre veloce mentre si alternano le scene che compongono il romanzo, vediamo gli assassini che giocano con le vite delle studentessi di Los Angeles, veniamo messi a conoscenza dei pensieri e degli incubi di Jack – e della sua vita sentimentale e famigliare che si intreccia col lavoro –, scopriamo via via il team di esperti eccezionali che lavora per la Private (il fido braccio destro, la profiler geniale, l’abilissima hacker, il tecnico scientifico)… mentre leggevo continuavo a chiedermi se nel XXI secolo sono le serie televisive USA come NCIS o CSI a essere simili ai libri (pardon, ebook) o viceversa.

I valori in campo da difendere sono chiari fin da subito: la gioventù innocente della California, i legami d’amicizia e di sangue, lo sport (nello specifico l’integrità del football americano). Oltre ai serial killer i nemici sono per così dire in casa ma ci si può convivere, sempre che non commettano l’errore di intralciare il cammino dei “buoni”: intrallazzatori, uomini d’affari e politici corrotti, la mafia italoamericana (c’è anche una famiglia Marzullo!), molto più simile quest’ultima a una società per azioni, sebbene certo non legale, rispetto a quella che siamo abituati a immaginare qui in Italia,

Se desiderate qualche ora di svago e quello che avete letto finora non vi ha fatto storcere il naso “Private” è un prodotto onesto; vi affezionerete a Jack, scriverete email a Longanesi perché pubblichi presto il seguito – il terzo libro invece per coincidenza uscirà questo mese, febbraio 2014, negli USA – e tiferete che i buoni trovino gli assassini al più presto. Se credete che il vostro immaginario ne abbia abbastanza di essere stato californizzato evitate questa serie cercando altro, nessuno ci obbliga a leggere i bestseller no? Patterson d’altronde da giovane leggeva Evan S. Connell e Jerzy Kosinski 😉 lo afferma lui su La Lettura.

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ebook in biblioteca, come si fa a prenderli in prestito con MLOL

La schermata principale del CSBNO MLOL

La schermata principale del CSBNO MLOL

Prendere in prestito un ebook è una realtà di fatto, tuttavia dato che è probabile che non sia così conosciuto il come e il dove mi permetto di darvi qualche dritta. Anche se costano meno rispetto ai libri di carta non vorrete mica comprarli sempre no? A volte basta “andare” in biblioteca – sebbene appunto non ci si debba più recare di persona in un edificio ma accedere al suo catalogo on-line. Nei giorni scorsi ho attivato un account presso il mio sistema bibliotecario di riferimento, il CSBNO (Consorzio Sistema Bilbiotecario Nord Ovest del Milanese) che ha permesso ai miei genitori di non finire in bancarotta quand’ero piccino prima e adolescente poi.

In particolare, il CSBNO ha stipulato un accordo con MLOL (Media Library On Line) che altro non è che un “servizio di biblioteca digitale per accedere via Internet a libri digitali, film, musica, quotidiani ecc.” Utilizzando le stesse credenziali per accedere al catalogo online dei libri cartacei è possibile compulsare l’elenco degli ebook disponibili, non aspettatevi di trovare tutti tutti i libri digitali finora prodotti, per ora sono comunque scaricabili un buon numero delle ultime uscite; stiamo parlando del resto di una sperimentazione che è partita il 30 ottobre 2013 e terminerà il 30 aprile 2014. Dopo averla provata questo mese spero prorio che diventi definitiva!

A ogni modo, dopo aver effettuato l’accesso al sistema tramite il vostro account cercate un libro o un autore compilando il campo apposito – vedete la schermata in apertura di questo post? In particolare, dopo aver chiesto al sistema se c’erano ebook di James Patterson (autore che non consocevo ma che mi ha incuriosito dopo aver letto una sua bella intervista su La Lettura del Corriere) ne ho scelto uno della serie Private, il primo per la precisione. La scheda è molto chiara (vedi due immagini sotto), forse per merito di Longanesi, o del bibliotecario digitale che l’ha compilata; potete sapere genere, argomento e sinossi dell’ebook che vi interessa, esattamente come se foste in una biblioteca fisica.

Prestito-ebook-00aPrestito-ebook-00Va bene ok, #fallabreve, ho trovato il titolo che mi interessa, ore che faccio? Cliccate su SCARICA E-BOOK, sempre in alto a destra (sotto a Aggiungi a preferiti e sopra Anteprima), vi apparirà la Scheda Media che riporta solo la copertina dell’ebook. Come potete vedere avete a disposizione un massimo di 2 download mensili per questa tipologia di ebook (epub protetto da DRM Adobe) – in caso non sappiate come funziona il sistema di protezione dei libri elettronici c’è una breve guida che vi chiarirà tutto. Saltiamo al punto tre, ovvero alla scelta del formato. Se avete un Kobo come me nessun problema, grazie al cielo il file da scaricare è un epub, per altri titoli ho visto che sono a disposizione anche file PDF.

Prestito-ebook-01Prestito-ebook-02A ogni modo ci siamo quasi, dopo aver cliccato SCEGLI, l’ebook richiesto è pronto per il download. Fino a qui la procedura è uguale anche per file liberi da sistemi di protezione oppure tutelati da Social DRM come gli ebook di 40K e di altri editori nativi digitali. Ritorniamo a Private di Patterson. Come capita a tutti i file criptati con DRM Adobe sarà un file acsm quello che andrete a scaricare, dovete perciò avere installato sul vostro computer Adobe Digital Editions. Il software riconoscerà questo file e sugli scaffali virtuali del programma, nella sezione “Presi in prestito” si aggiungerà infine – so che il tutto è ancora un po’ laborioso – l’ebook che avete deciso di “prendere in biblioteca”.

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Come potete notare c’è un incentivo molto utile alla lettura, una sorta di fascetta ci avvisa giorno per giorno della durata residua del prestito (due settimane). Ora collegate il vostro lettore al computer, Adobe Digital Editions rileverà il vostro dispositivo, nel mio caso un Kobo, e ora non dovrete fare altro che trascinare l’icona con la copertina sopra l’icona dell’ereader per trasferire il libro digitale preso in prestito sul vostro lettore. Una volta disconnesso Kobo caricherà l’epub esattamente come un ebook acquistato e potrete procedere alla lettura in mobilità senza più essere legati al PC. Una volta scaduto il termine del prestito non sarà più possibile accedere al testo e non avrete neppure il disturbo di “tornare” a restituirlo.

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Stefan Zweig, Notte fantastica, di cui ancora mi sentivo addosso la febbre

Notte fantastica di Stefan Zweig

Notte fantastica di Stefan Zweig

Notte fantastica di Stefan Zweig
Traduzione di Ada Vigliani
Adelphi, 2013, 5,99 €

«[…] perché, come è il caso di ogni essere intimamente freddo, il mio più autentico godimento erotico era suscitare negli altri ardore e irrequietezza, anziché infiammarmi di persona».

Confesso di aver letto della sterminata produzione di Stefan Zweig appena la celebre Novella degli scacchi – la mia edizione Garzanti è quasi fuori commercio, potete recuperarla cartacea edita nella BUR oppure in ebook presso Einaudi – così qualche settimana fa ho voluto rimediare alla mia ignoranza e non mi sono fatto cogliere impreparato da Adelphi che aveva promosso questo titolo a meno di due euro, prezzo davvero interessante per quattro gemme pubblicate per la prima volta all’inizio degli anni Venti del XX secolo. Cosa vai a leggere quattro racconti vecchi quasi cent’anni? Perché se è vero che ci sono all’opera oggi tanti bravi e nuovi scrittori italiani, dovessero scomparire domani in una catastrofe, basterebbe Zweig a consolarmi.

Dicevamo, un libro, quattro racconti: La donna e il paesaggio, Notte fantastica, Il vicolo al chiaro di luna e Leporella. Ambientazione mitteleuropea, protagonisti nobili in un continente in cui la media borghesia andava imponendosi ma dove le classi erano ancora lungi dall’essere superate… se vi piace il periodo sapete a cosa andate incontro, sprazzi di Vienna, carrozze, servi e padroni, resort sulle Alpi ecc. Sì, me ne rendo conto, sto semplificando ma è davvero quel mondo lì che Zweig descrive, quello che, lo leggerete ancora fino alla nausea, era destinato a scomparire dopo la Seconda guerra mondiale, un Ragnarøkkr cui non sfuggirà lo stesso scrittore con la moglie: si suicideranno insieme in Brasile nel febbraio del 1942.

Permettete ora una citazione che dà la cifra a questa raccolta, tratta proprio da Notte fantastica: “Di fatto ne ero irritato, perché odiavo negli altri questo genere di sensualità fredda e perfidamente calcolatrice, che sentivo consanguinea – fino all’incesto – della mia consapevole insensibilità”. È il protagonista a dare voce a questo pensiero, un nobile che riuscirà a scuotersi dal suo torpore esistenziale solo una volta che si sarà confrontato con le passioni e la vita della gente comune (se posso azzardare un paragone ci troviamo innanzi a un Canto di Natale senza spettri, privo di elementi sovrannaturali se non il caso che se ci pensate non lo è affatto). Tema comune anche agli altri tre racconti a mio giudizio è proprio questa apatia, una sorta di rassegnazione allo scorrere privo di senso dell’esistenza che solo i sentimenti primordiali possono scuotere.

Non conosco il tedesco quindi posso solo applaudire la bravura di Ada Vigliani nel rendere la prosa di Zweig nella nostra lingua. Una volta aperto l’ebook sul vostro lettore basterà un attimo per precipitare nelle ambientazioni descritte da questo scrittore che alla pari dei protagonisti hanno un ruolo centrale nelle vicende narrate, penso al luogo di villeggiatura alpino di “La donna e il paesaggio” (insieme agli elementi atmosferici), alla Vienna di “Notte fantastica” e “Leporella”, alla città portuale senza nome di “Il vicolo al chiaro di luna”. Quest’ultimo racconto dal finale soprendente leggetelo anche voi e ditemi se non è l’ideale per trarne un episodio di una serie TV gialla contemporanea.

Infine un’ultima nota sulla sensualità che pervade queste pagine elettroniche, il piacere erotico – così come del resto il piacere toutcourt – per Zweig sembra confinato nelle strade dove impera il malaffare, la prostituzione ricorre in due racconti su quattro, o al di fuori delle relazioni uomo/donna codificate dalla società. A differenza di oggi tuttavia, l’elemento erotico, pur presentissimo si badi bene, non è mai esibito. E ancora, non sono solo le notti a essere fantastiche per Zweig ma probabilmente anche le donne, di volta in volta paragonate ad apparizioni, animali o esseri per natura nevrotici. Peccato non avere sottomano recensioni/pareri (o un goodreads!) di lettrici dell’epoca.

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Claudio Gallo, Giuseppe Bonomi, “Emilio Salgari. La macchina dei sogni”. Gradita ai ragazzi di ogni generazione

"Emilio Salgari. La macchina dei sogni" di Gallo e Bonomi

“Emilio Salgari. La macchina dei sogni” di Gallo e Bonomi

Emilio Salgari. La macchina dei sogni di Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi
BUR, 2012, 4,99 €

«Dopo di lui, la letteratura italiana (in barba alla storia della letteratura) non sarebbe mai più stata scritta davvero allo stesso modo, non sarebbe pù stata appannaggio esclusivo dei ceti intellettuali, conservatori o comunque elitari».

Conoscevo troppo poco la vita e le opere di Emilio Salgari (I Misteri della Jungla Nera li avevo letti solo a fumetti su “Il Giornalino”), da ragazzo gli avevo preferito Verne e London, ho voluto così rimediare recuperando in ebook uno studio biografico appassionato e rigoroso a firma di Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi: Emilio Salgari. La macchina dei sogni mi ha rapito dal primo momento. Soprattutto perché il saggio parte dalla fine, dalla decisione dello scrittore di togliersi la vita in un momento di disperazione, il 25 aprile 1911. Non abbiano paura i lettori più timorosi, non ci troviamo di fronte a un’opera con la coda al posto del capo, anzi, subito dopo la biografia riparte dalla nascita dello scrittore, scorrono così davanti ai nostri occhi cinquant’anni di storia italiana.

Insieme alle vicende che videro protagonista Salgari prima fanciullo e poi giovane e intrepido giornalista (oltre che velocipedista!) nella sua natìa Verona i documenti di archivio scovati e riordinati da Gallo e Bonomi ci restituiscono un’Italia appena unita ma vivace che si stringeva nelle sue città intorno alle forme di aggregazione esistenti prima della diffusione nel nostro Paese del cinema (1896), della radio (1924) e della televisione (1954). Il teatro, l’opera, la musica dal vivo, lo sport (prima dei campionati di calcio, prima del Giro…), il giornalismo e la letteratura animavano le giornate degli italiani di allora, quelli che nelle città potevano trovare sollievo dalle fatiche che comportava la lavorazione quotidiana della terra (i trattori erano di là da venire) almeno.

Emilio Salgari alla fine della lettura della “Macchina dei sogni” mi è sembrato sì figlio del suo tempo – meticoloso artigiano di intrecci che andavano a intercettare sulla carta i turbamenti suscitati dal melodramma italiano sui palchi; creatore di una poetica originale che comprendeva “la cultura del progresso [fine ottocentesco], temperata, però, dal ragionevole pessimismo della letteratura”; padre di eroi come Sandokan e il Corsaro Nero “portatori di un’ansia di giustizia in cui i lettori dei ceti popolari senz’altro si identificavano” – ma anche  molto contemporaneo nelle sue debolezze… il capitano Salgari “non conseguì mai alcuna patente di capitano marittimo” tuttavia la millantava; era lo scrittore più pagato dei suoi tempi eppure non arrivava a fine mese perché solo della sua scrittura viveva la sua famiglia, una moglie e quattro figli.

I romanzi di Salgari fossero stati scritti nel XXI che forma avrebbero avuto? Quale mezzo sarebbe stato capace di veicolarli? Scritti alla fine dell’Ottocento trovarono la loro sede naturale tra le pagine dei giornali che – se credete che il marketing sia figlio del Novecento e di Mad Men vi sbagliate di grosso – si contendevano i lettori con astute campagne pubblicitarie a mezzo stampa, naturalmente tese a creare dapprima aspettativa (“la mattina del 15 ottobre 1883 Verona fu tappezzata di manifesti raffiguranti una tigre” e poi ancora “La tigre sta per arrivare!…”) e infine l’annuncio “La Tigre della Malesia è arrivata. Leggete «La Nuova Arena»”. Credete che le serie TV abbiano chissà quale formato innovativo? La Tigre della Malesia uscì in centocinquanta puntate, avete letto bene, 150, tra il 16 ottobre 1883 e il 13 marzo 1884, per forza ti abbonavi al giornale!

Lo studio di Gallo e Bonomi è da promuovere a pieni voti (intrigante inoltre la storia della neonata editoria italiana che tracciano in filigrana alla vita dello scrittore veronese) se siete in cerca di risposte su un romanziere eccezionale che tanto ha contribuito alla diffusione della lettura in Italia e nel mondo. Tenete però conto che l'”impossibilità di trovare materiali  originali nei quali Salgari parli di se stesso e della propria opera” ha impedito ai due autori la stesura di una biografia che travalicasse i limiti dei testi salgariani. Come Toscanini rimaneva fedele allo spartito dei compositori che metteva in scena anche Gallo e Bonomi non inventano nulla – non interpretano e per questo vanno rispettati –, a volte tornano sugli stessi passaggi oppure tacciono, o giusto abbozzano, laddove davvero poco si sa (il rapporto tra Emilio e la moglie Ida Peruzzi o gli anni torinesi). E ora… che aspettate a leggere Salgari?

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ebook reader schermo rotto, non c’è più niente da fare, è stato bello leggere

Un Kobo Glo con lo schermo rotto

Un Kobo Glo con lo schermo rotto

Quanto è semplice rompere un ebook reader? O meglio, cosa si rompe in un lettore digitale? A chi non conosce questi dispositivi ho sempre raccomandato di dotarsi il prima possibile di una custodia e il perché è presto detto, in attesa di schermi flessibili le probabilità di rompere lo schermo del vostro lettore digitale sono molto alte, potrebbe sembrarvi ingiusto ma a meno che esca dalla confezione con il display rotto non c’è garanzia che tenga, se il vetro va in frantumi il vostro ereader diventa inutilizzabile e nessuno ve ne darà un altro gratis. Potreste però riciclarlo ancora per delle creazioni artistiche 🙂 come ci spiegano quelli di Ultima Books.

Scrivo di schermi rotti con cognizione di causa. I lettori più affezionati di questo blog si saranno accorti che da un po’ non scrivo del mio Kobo Glo, ebbene… l’ho rotto questa estate, porca la miseria ladra. O meglio, funziona ancora ma lo schermo crepato (vedi foto sopra) impedisce la lettura rendendolo, di fatto, un dispositivo elettronico buono per la discarica. Com’è stato possibile potreste chiedermi; aveva la sua bella custodia Gecko Cover, tenevi a lui come a un figlio ecc. Ebbene, metterlo in valigia non è stata una buona idea, soprattutto disporre quella valigia in particolare nel baule caricandole sopra altre valigie è stata una pessima idea.

È stata sufficiente la pressione di “X kg” su una parte dello schermo per “tot tempo” per rompere il vetro… me la sono andata a cercare perché le custodie Gecko sono robuste, lo sapete anche voi se ne avete acquistata una, tuttavia poco possono fare se non tenete a mente che gli ereader hanno questa fragilità, per ora intrinseca, dovuta allo schermo di vetro che è incollato sopra il foglio di inchiostro elettronico che rende così facile la lettura. Io l’ho rotto in questo modo, a un’amica la bambina c’è saltata sopra sul divano mentre l’ereader era scivolato sotto un cuscino… ce ne sono di modi, oltre alla caduta accidentale, per rimediare un Kobo inutilizzabile!

Ok, ho rotto l’ereader, c’è niente che possa fare? No, nessuno può riparare lo schermo rotto di un ebook reader, è “antieconomico” visto che il lettore digitale in sé costa meno di duecento euro. Non avete rotto il vetro di uno schermo LCD, non potete procedere alla sostituzione del vetro, come per i tablet e i computer portatili. Certo potete da bravi MacGyver procurarvi uno schermo funzionante (vetro completo di foglio eink) di un altro ereader e tentare di sostituirlo aprendo voi stessi il vostro lettore digitale… ma tra costi e manodopera non vi converrebbe affatto, liberi di smentirmi nei commenti a questo post naturalmente!

Come accorgersi che avete uno schermo rotto? Parlo per quanto riguarda il Kobo ma immagino che per Kindle o ereader di altri produttori il discorso sia identico: all’inizio il lettore sembrerà “impallato” o privo di carica, successivamente una volta acceso avrà sempre una parte dello schermo congelata sulla schermata che stavate visualizzando al momento della rottura. Infatti essendosi rotto il vetro le microsfere della tecnologia eink non possono più cambiare posizione secondo le indicazioni del software, risultato: una parte dello schermo cambia, l’altra no. Iniziate a mettere da parte i soldi per un altro lettore 😦

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Wu Ming 4, Difendere la Terra di Mezzo, per assumerci la responsabilità delle nostre azioni

Difendere la Terra di Mezzo di Wu Ming 4

Difendere la Terra di Mezzo di Wu Ming 4

Difendere la Terra di Mezzo di Wu Ming 4
Odoya, 2013, 18 €

«Tolkien ci racconta proprio questo: per quanto ci è possibile e per quanti condizionamenti possiamo subire, dobbiamo testardamente accettare di assumerci la responsabilità delle nostre azioni. Dobbiamo individuare un dovere, un viaggio da compiere, una battaglia da combattere, una quest. Perché è ciò che dà senso alla nostra esistenza, che ci aiuta a scoprire noi stessi, a metterci alla prova, e ci impedisce di diventare l’ombra dei nostri padri e madri».

Un altro libro su Tolkien? Beh, fossero tutti interessanti come questo la risposta non potrebbe essere che: “Sì, per favore”. Ho letto il Signore degli Anelli nella mia prima adolescenza, a metà degli anni Novanta, ricordo ancora la gioia di ricevere in dono l’edizione Rusconi con la sua mole tozza, le sue appendici e la sua mappa incollata in fondo al libro. L’opera di Tolkien era stata il passepartout per iniziare a leggere i libri fantasy che la biblioteca comunale del mio paese di Milano milanese metteva generosamente a scaffale, le saghe di David Eddings, Terry Brooks, Terry Pratchett, Robert Jordan (non citato da Wu Ming 4 tra gli epigoni dello scrittore inglese, chissà forse in una prossima edizione…) e ancora i Cicli di Dragonlance di Tracy Hickman e Margaret Weis solo per nominarne alcuni.

Difendere la Terra di Mezzo non suonerà del tutto sconosciuto a chi si interessa di letteratura fantastica nel nostro Paese dato che “raccoglie e amplia gli scritti e gli interventi pubblici di WM4 su J.R.R. Tolkien” apparsi ad esempio sul sito dell’Associazione romana studi Tolkieniani. Le quasi trecento pagine del volume, arricchite di immagini da una sapiente ricerca iconografica, contengono “una lettura inevitabilmente parziale dell’opera e del fenomeno, […] che vorrebbe [però] aiutare i lettori italiani a guardare un vecchio autore con occhi nuovi”, tratteggia come il libro di Tolkien sia stato accolto in Italia provando a rinarrare la storia della ricezione dei suoi scritti e soprattutto – e qui secondo me risiede il merito di questa raccolta di saggi – cerca una spiegazione sul “perché nessun autore fantasy sia ancora riuscito a eguagliare l’autore del Signore degli Anelli“, affermazione per me corrispondente al vero.

Dovessi suggerire all’autore qualche tema da approfondire meglio gli direi di scavare dove probabilmente per formazione non ha dimestichezza. Nel capitolo “Tradizioni, traduzioni, e tradimenti. I simbolisti all’opera”, molto gustoso, l’analisi su come il mondo cattolico ha accolto il Signore degli Anelli è troppo sintetica e mi sarebbe piaciuto saperne di più, io stesso “ne so di più” 🙂 Permettete una nota molto personale, ricordo un’estate di fine anni Novanta durante il campeggio organizzato dal mio ex oratorio, il sussidiario utilizzato da noi ragazzi altro non era che una riduzione con tanto di canzoni (che mi ricordo ancora!) dell’opera di Tolkien – a posteriori credo fosse Cari Hobbit, siamo in un bel pasticcio della casa editrice salesiana Ldc. Si è trattato dell’unico caso o ce ne sono altri? Qualche studente di Letteratura in cerca di un bell’argomento di tesi è in ascolto? 😉

A ogni modo, è il capitolo “L’eredità impossibile” che come suggerisco sopra giustifica in pieno una corsa in libreria per aggiudicarsi una copia di questo libro (Difendere la Terra di Mezzo è disponibile per ora solo in formato cartaceo e credo che in digitale non apparirà tanto presto) prima che finisca fuori catalogo, lo consiglio inoltre a chiunque si interessi di fantasy, dal lettore al critico fino allo scrittore. Riflettete solo su questo interrogativo che incontrerete nella lettura: “Quale romanzo fantastico affronta attualmente temi di […] portata [universale] con un atteggiamento altrettanto rigoroso, inscrivendoli dentro una storia epica, avventurosa, fantastica, non individualizzata né intimista, né innaffiata di buoni sentimenti e comportamenti politicamente corretti?”. E senza ironia? Anche se senza dubbio qualcuno là fuori è all’opera per superare Tolkien, al momento, così come a Wu Ming 4, non mi viene in mente nessuno.

In modo agile e scorrevole, facendo un dispetto a chi crede che i testi critici debbano essere letti solo da specialisti e proprio per questo sceglie prose involute a scapito di una produzione divulgativa alla portata di chiunque, Wu Ming 4 riesce nell’intento di spiegare perché “il mondo immaginario di Tolkien [che] raccont[a] nuovamente gli archetipi mitici e letterari nei tempi moderni non è quello dei creativi del cinema di animazione” ed è diverso da tutto quello che hanno prodotto gli scrittori a lui successivi, incapaci di essere a loro volta “fondatori di un discorso” in questo campo invece che ottimi imitatori. Il saggio del professor T.A. Shippey in chiusura di volume, le note mai a sproposito, la bibliografia e l’indice dei nomi fanno di Difendere la Terra di Mezzo un compendio aggiornato per l’appassionato di Tolkien cui le tesi dell’autore non potranno rimanere indifferenti, sia che le si sposi sia che le si neghi.

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Kobo Arc 7 HD, una recensione con un occhio ai lettori di libri digitali

Libri digitali "a colori" sulla home page del Kobo Arc 7 HD

Libri digitali “a colori” sulla home page del Kobo Arc 7 HD

Ricordate tre settimane fa? Ero rimasto tanto stupito da vedere i tablet 2013 di Kobo già disponibili nei negozi da correre a prenderne uno. Sarà il Natale (l’ennesimo) dei tablet? Di sicuro qualcuno di voi, anche per risparmiare, invece di prendere un ebook reader deciderà di optare per un solo dispositivo in grado di navigare, leggere la posta, guardare video e… leggere ebook. Non so che budget abbiate in mente ma il Kobo Arc 7 HD (16 GB di memoria, 1920×1200 pixel) a 199 euro a me è sembrata una buona idea e dopo quasi un mese di prova sul campo ecco le mie impressioni.

Dentro all’elegante confezione bianca (io l’ho preso in una Libreria Feltrinelli) trovate il tablet, alcune istruzioni essenziali sul funzionamento – quelle complete, ben 75 paginette, vi risparmio la fatica di cercarle, si trovano in Rete, potete scaricarle in PDF cliccando qui – un cavo micro USB/USB e il caricabatteria in dotazione con la spina che utilizziamo qui in Italia; attenzione, se attaccherete il tablet a un computer la ricarica sarà molto più lenta. E la custodia? Come sempre dovete prendervela a parte, io ho scelto una sleep cover in ecopelle che ho trovato in negozio.

Kobo-Arc-7HD-Packaging

Il Kobo Arc 7 HD (a sinistra nella foto sotto) è più grande di un ereader come il Kobo Aura HD (a destra) ed è più pesante; come ho già scritto non posso confrontarlo con i tablet 2013 di Amazon – il Kindle Fire HDX, 244 euro senza “spot”, 1920×1200 pixel, 16 GB di memoria; il diretto concorrente del modello che ho comprato – o un iPad mini perché non ce li ho né mai li ho provati. Ho scelto di comprarlo quest’anno per l’utilizzo quotidiano (posta, gestione del blog), per leggere “meglio” le riviste (Internazionale, Nuovi Argomenti ecc.) e i PDF, in questi due casi di lettura digitale persino il Kobo Aura HD è un passo indietro rispetto ai tablet, niente da fare. Gli ereader però lo ribadisco restano la soluzione migliore per leggere un ebook, almeno, per i miei poveri occhi!

Kobo-Arc-7HD-vs-Aura HD

Esattamente come avevo già sperimentato usando il Kobo Arc 2012 che Mondadori mi aveva mandato in prova l’anno scorso la lettura su un tablet è fattibile. Il problema – ma ripeto, questo è il giudizio di un “videoterminalista”, ovvero di una persona che davanti a uno schermo ci sta già otto ore al giorno – di affrontare la lettura di un libro su schermo retrolluminato rimane sempre la fatica cui sottoporrete il vostro occhio. Nella foto in basso ho messo a confronto gli schermi del Kobo Arc 7 HD (a sinistra) e del Kobo Aura HD (a destra) al massimo della luminosità, vedete come il tablet rimane una fonte di luce molto più dell’ereader, che grazie alla luminosità indiretta e alla tecnologia elink permette una lettura più rilassata.

Esiste ovviamente più di un modo per ridurre questo disagio che almeno io avverto, innanzitutto imporsi una lettura meno continuativa, qui gli amanti della lettura immersiva inorridiranno, mi dispiace, oppure impostare lo schermo del Kobo Arc 7 HD per una lettura al negativo, vale a dire con lo sfondo nero e i caratteri della pagina bianchi, la cosiddetta modalità notte: risparmierete batteria – più del 60% della ricarica di un tablet viene consumata dalla retrollimunazione, lo sapevate? – e stancherete meno i vostri nervi ottici. La lettura su Kobo Arc per il resto risulta piacevole come sugli ereader, potete prendere note, condividerle utilizzando tutti i principali socialnetwork, per chi ama sottolineare ci sono quattro colori diversi (azzurro, giallo, verde e rosa) mentre i dizionari sono sette (oltre all’italiano, inglese, spagnolo, tedesco, francese, olandese e portoghese).

Kobo-Arc-7HD-vs-Aura-HD-schermi

Kobo-Arc-7HD-modalita-notte

Com’è ovvio Kobo ha tutto l’interesse che preferiate il suo store rispetto alle librerie digitali concorrenti, anche voi troverete molto invitante, oltre che più semplice, acquistare un ebook su Kobo Store. Ttuttavia, come già più volte espresso su questo blog la mia preferenza è caduta su Kobo perché, a differenza di Amazon, permette di acquistare i propri libri digitali ovunque, per dirne una, sullo store di Google: ho ritrovato su Play Books la mia biblioteca tale e quale l’avevo sul mio Mac. Oppure, non vedete l’ora di comprare l’ultimo numero di Nuovi Argomenti e al solito su inMondadori, laFeltrinelli e su Kobo non è ancora stata caricata mentre in altre librerie sì? Posso comprarla su Bookrepublic e leggerla grazie all’applicazione OverDrive (vedi foto sotto), e lo stesso dicasi per altri epub protetti da DRM Adobe. E i PDF? Si leggono comodamente scaricando Adobe Reader per dispositivi Android.

Leggere Internazionale – aspetto sempre Limes per Android eh? Capitasse mai su ‘sto blog qualcuno che può svilupparla ‘sta app – su Kobo Arc 7 HD non consente una lettura “naturale” perché i sette pollici del tablet riducono molto la grandezza effettiva dei caratteri (parlo della visualiazzazione della pagina singola), lo schermo a 323 ppi di risoluzione valorizza però la resa delle fotografie. Grazie alla gestualità recepita dal touch screen rimpicciolire e ingrandire le pagine diventa in breve tempo semplice e intuitivo, anche la visione su lato lungo riproduce quasi il formato corretto di questa rivista; rimango curioso di provare il Kobo Arc 10 HD per verificare se tre pollici in più fanno davvero la differenza nel caso della lettura delle riviste digitali!

Kobo-Arc-7HD-OverDrive

Kobo-7HD-Internazionale

Interfaccia: la “Tapestry” del Kobo Arc 2012 è stata sostituita da “Collezioni”, in pratica raccolte di elementi per organizzare gli ebook, i file, le app e altri tipi di contenuto sul dispositivo che prendono l’aspetto di una fila di libri visti di dorso, come fossero disposti sullo scaffale di una libreria. Gradevole a vedersi ma in genere utilizzo come home la schermata che vedete in apertura a questo post dove gli ebook sono presenti di piatto, fossero ancora oggetti fisici! Ah, gli scaffali che avete creato sui vostri ereader Kobo – che ne so, Fantascienza, Libri sui gatti 🙂 ecc. – appariranno in Collezioni una volta che sincronizzerete il vostro account tramite Kobo Desktop.

Aspetti multimediali: lo schermo molto risoluto penalizzerà per paradosso giochi pensati per schermi più poveri, Angry Birds Star Wars che ho acquistato per il mio Nokia 610 si vede un po’ sfuocato sul Kobo Arc 7 HD, il rimedio è comprare giochi ad hoc; film, ho noleggiato su Play Movies un paio di lungometraggi e si vedono bene, ho provato anche a collegare il tablet tramite la porta micro HDMI-HDMI a una televisione a 32 pollici e nonostante qualche rallentamento sui panning, la visione è stata piacevole, anche l’audio è passato agli speaker della TV senza problemi. Navigazione in Internet: impeccabile, sostituisce del tutto la necessità di avere un computer. Ah, grazie a Android File Transfer se come me utilizzate Mac potete trasformare il tablet in una ingombrante chiavetta.

Molto utile la possibilità di creare più account per lo stesso tablet (e molto semplice il passaggio dall’uno all’altro), valutate però in questo caso quanta memoria vi serve perché ogni utente deve scaricarsi le proprie applicazioni e 16GB potrebbero rivelarsi troppo pochi. Dimensioni un po’ più grandi, sebbene sia più sottile (12,2 x 19,4 x 9,6 cm), del Kobo Arc 2012, 341 g di peso (mezzo chilo con una buona cover), processore Nvidia Tegra 3 Quad-Core, 1,7 GHz, 1GB di RAM, mezza giornata di autonomia se tenete la luminosità dello schermo al minimo, stessa fotocamera frontale da 1,3 Megapixel del Kobo Arc 2012 (nulla di che), non ha quella posteriore. Dopo tre settimane di utilizzo, anche in mobilità, posso dire di avere comprato un buon tablet.

Aggiornamento 09/10/2014: il presidente di Kobo Michael Tamblyn come segnala Lisa Campbell su www.thebookseller.com ha annunciato che la compagnia nippo-canadese abbandonerà il mercato dei tablet per dedicarsi esclusivamente agli ereader. I quattro tablet attualmente in commercio non godranno quindi di eredi.

Foto | Il lettore digitale

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Il Colophon, rivista di letteratura per il XXI secolo di Simplicissimus Book Farm

Il Colophon di Simplicissimus Book Farm

Il Colophon di Simplicissimus Book Farm

Il Colophon di Simplicssimus Book Farm
SBF, dicembre 2013, 2,69 €

«Qui non troverai né pubblicità né propagande editoriali né ambizioni pseudo-elitarie. Non troverai recensioni cerebrali, poeti funesti, critici saccenti e teorie complottiste. Qui troverai ogni mese un racconto diverso che, di pagina in pagina, prenderà la forma delle parole degli autori. Racconteremo i libri per quello che sono: essenziali, straordinari e profondamente radicati nella vita di ciascuno di noi».

Pubblicata da Simplicssimus Book Farm “Il Colophon” esordisce questo dicembre 2013 come rivista di letteratura mensile per nuovi e vecchi lettori. L’estratto dell’editoriale di Paola Santoro che cito in apertura chiarisce cosa questo prodotto non vuole essere e in parte quello che vuole essere, un contenitore dove di volta in volta le firme che vi si alterneranno cercheranno di trasmettere la propria passione per la lettura a chi avrà la bonta di acquistare e leggere questo magazine digitale (io l’ho comprato e letto sul mio Kobo Arc 7 HD, “Il Colophon” è disponibile sull’App Store e su Google Play).

Mi sono procurato questo primo numero incuriosito dall’intervista ad Alessandro Bergonzoni (sempre a firma di Paola Santoro), da Noi che non sogniamo il Principe Azzurro di Loredana Lipperini e In lento movimento di Fabio Brivio e dalla rubrica di Andrea Nicosia dedicata al fantastico; il sommario di questo numero per ora si trova nella home page del sito della rivista www.ilcolophon.it, vi invito a consultarlo per capire se i contenuti fanno per voi. Doveroso precisare che ogni numero avrà un tema, un filo rosso, un leitmotiv, in questo caso sono stati scelti i “Piedi” che sin dalla copertina di Stefano (Stefigno) Leotta ci offrono il loro punto di vista.

Che cos’è stata la lettura de “Il Colophon” per me provo a descriverlo nelle righe che seguono. È stata breve ma tenete conto che sono un lettore molto veloce, la lunghezza media degli articoli (che si scorrono dall’alto in basso come in un sito con due colpi di dita, non di più) non impegna più di cinque minuti di concentrazione, tuttavia questo è immagino voluto, per darvi una unità di misura un post medio del Post, scusate il gioco di parole, è più lungo; ha avuto bisogno di una connessione a internet, vale a dire che i rimandi degli articoli indirizzano allo store di Ulima Books, Amazon, oppure agli account Twitter, Facebook, Flickr o ai blog degli autori, senza Rete la rivista resta muta.

Ho trovato interessante la segnalazione nella rubrica “Lui scrive” di Adriana Falsone del romanzo Così in terra di Davide Enia uscito per Dalai Editore nel 2012, le suggestioni su Jean Genet e altri scrittori funamboli in un pezzo a firma di Slawka G. Scarso, l’intervista a Bergonzoni citata in precedenza e le istantanee di Lipperini (su Betty Smith) e Brivio (sul Cammino di Santiago) ma poi? Capisco la necessità da parte di una realtà altra come Simplicissimus di fare del “Colophon” qualcosa di diverso da una rivista letteraria tradizionale ma anche l’obiettivo minimo dichiarato di “collega[re] il mondo dei libri ai fermenti culturali attuali” non mi sembra raggiunto in quest’uscita dicembrina.

Non è svelando grazie a un collegamento ipertestuale il libro che si cela dietro al passaggio di un articolo che avvicineremo nuovi utenti alla lettura ma stampando, anche in digitale, buona letteratura e buoni ragionamenti critici – come pure nel “Colophon” esistono in nuce (tengo per me le perplessità sulla grafica generale) – che non si esauriscano dopo due cartelle e che non abbiano timore di attingere a quel mondo che già dall’editoriale si tende a demonizzare; “la tua storia è una storia che deve servire a qualcosa” scrive Lele Rozza nella sua rubrica rivolta agli scrittori, ecco, siete davvero sicuri che sia questo respiro corto che volete dare alla vostra rivista amici di Simplicissimus? 🙂 Vi aspetto al vostro secondo numero.

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Un anno in compagnia di Nuovi Argomenti, rivista letteraria digitale

Le copertine dei quattri numeri di Nuovi Argomenti usciti nel 2013

Le copertine dei quattri numeri di Nuovi Argomenti usciti nel 2013

Se è vero come è vero che il libro digitale è una novità, un prodotto della informatizzazione della società contemporanea, di certo lo stesso non si può dire delle riviste letterarie che ci tengono compagnia da almeno quattro secoli. Se non conoscete Nuovi Argomenti pubblicata da Mondadori potete leggere la sua storia cliccando qui, tenete conto che questa “palestra per i giovani critici, scrittori e poeti” ha da poco superato la boa dei sessant’anni (1953-2013) e pare intenzionata a continuare a nuotare nelle acque del web 2.0 e oltre ancora a lungo. Perché leggere una rivista letteraria in formato digitale nel XXI secolo direte voi? Adesso provo a spiegarvelo 🙂

In realtà ragionandoci i vantaggi sono due, tralasciando naturalmente il fatto che sul vostro ebook reader potrete averla sempre dietro. 1) È molto più semplice recuperarla in formato .epub che convincere il vostro edicolante preferito – a proposito, speriamo che non abbia chiuso! – a tenervela da parte, o meglio, a procurarvela; 2) la rivista letteraria elettronica viene incontro  a chi non vuole spendere troppo oltre che agli studenti di Lettere o ai folli per la letteratura, Nuovi Argomenti, che esce ogni tre mesi, costa la metà – 6,99 euro contro 14 – della sua gemella cartacea, quattro numeri digitali vengono via a meno dell’abbonamento tradizionale – 27,96 euro contro 40, meno di otto centesimi al giorno.

D’accordo ci hai convinto, ma per quale motivo dovrei spendere l’equivalente di quattro pasti per comprarmi un anno di Nuovi Argomenti? Forse perché, sebbene non abbiate pubblicato niente, pensate di essere degli scrittori e sulle riviste letterarie scrivono solo scrittori, poeti e critici (vedi sopra) già affermati o in procinto di esordire per un marchio editoriale, è questo il mondo cui volete appartenere, vi ci trovate a vostro agio?; forse perché vi lamentate che gli scrittori italiani non hanno talento, e di conseguenza leggete solo letteratura straniera di cui magari non sapete valutare la bontà della traduzione, senza in realtà averli mai letti, ecco un buon modo per farvi un’opnione più strutturata.

Figurati, perché dovremmo pagare per leggere di letteratura? Carmilla, Le parole e le cose, Minima & Moralia, Nazione Indiana ecc. – tanti altri nomi li trovate su Tropico del Libro –, ovvero i blog culturali gratuiti che troviamo in Rete, non bastano e avanzano? Senza dubbio. Eppure quello che stiamo perdendo, per carità, per fortuna per alcuni pensatori, è la programmazione e la selezione, anche per quel che concerne la produzione culturale. Quest’anno sono usciti i numeri 61, 62, 63 e 64 di Nuovi Argomenti, – ve l’ho già detto che la dirige Dacia Maraini? – ognuno caratterizzato da un suo tema specifico, oltre alle sezioni ricorrenti Diario, Scritture e Riflessioni, ve li ricordo a mo’ di Twitter: #Supernova, #PresenteStorico, #TheSpendingReview, #LaSocietàDeiPoetiEstinti.

Supernova si ripromette di presentare nove scrittori che “sono potuti uscire dalla prospettiva che guarda alla letteratura come a un residuo irriducibile e nobile, uno strumento di resistenza ai tempi della barbarie”, su tutti salvo Giorgio Ghiotti, a chiudere il numero bel pezzo di Tommaso Pincio “Same same but different”, autore che mi riprometto di leggere in futuro. Presente Storico attraverso gli scritti di “una serie di scrittori [ritorna] su personaggi storici noti raccontandoli con le armi della letteratura, senza preoccupazione di «verità», piuttosto di verosimiglianza interpretativa”, con buona pace del tema l’inedito di Juan Rodolfo Wilcock e “Aria di braverìa: appunti queer sui «Promessi Sposi»” di Tommaso Giartosio valgono il numero, sul resto taccio.

The Spending Review su suggerimento di Francesco Pacifico “ha chiesto a qualche autore che tiene famiglia, o paga affitto, o ha un padre spiantato, di raccontare cos’è amministrare il denaro”, ottima risposta di Simona Vinci (trovate il suo scritto on-line qui); ho trovato poi molto interessante nella sezione Riflessioni “Difesa della poesia” di Giuseppe Conte. In La società dei poeti estinti “cinque scrittori italiani cresciuti dopo I Simpson raccontano in questa sezione il loro rapporto con un poeta del secondo Novecento da cui sono stati contagiati” (sic!), suggestive le riflessioni di Paolo Di Paolo e Giancarlo Liviano D’Arcangelo; in Riflessioni “La verità, vi prego, sul realismo” di Raffaello Palumbo Mosca non mi ha deluso anche se parla troppo di Piperno 😉

Avrete capito come Nuovi Argomenti si riveli dunque uno strumento prezioso per analizzare una parte del mondo letterario là fuori, quello che sa come “l’autore oggi [sia] sempre più una persona che fa circolare idee che altri ricordano” (parole di Giuseppe Granieri) più che qualcuno che “vuole pubblicare”. Oggi questo non è mai stato così facile, è essere scelti – da un pubblico o da un editore è indifferente –, più ancora che essere “scoperti” che è difficile.

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