Out of Print di Vivienne Roumani, un documentario sul destino della parola scritta

Dovessi mai andare al Tribeca Film Festival di New York vorrei andarci quest’anno (il 25 aprile per l’esattezza). L’account Twitter di Einaudi ha segnalato outofprintthemovie.com tra i link da tenere d’occhio nella giornata di oggi (proseguite al prossimo paragrafo per capire perché); un martedì 2 aprile ricco di suggestioni di chi vive di libri e per i libri, dove su “Repubblica” Massimo Vincenzi ha pubblicato il suo articolo “Al mercato dell’ebook usato” ampliando i temi di una notizia già apparsa anche su questo blog qualche giorno fa (trovate il post relativo cliccando qui).

“Out of Print” della regista Vivienne Roumani diventerà con tutta probabilità anche in Italia a partire da fine mese un utile strumento per comprendere come il digitale sta cambiando il nostro modo di raccontare storie. Alla proiezione di New York seguirà un incontro tra l’autrice, Tony Marx della New York Public Library, Jane Friedman della Open Road Integrated Media e la divulgatrice scientifica Annie Murphy Paul, il moderatore? Ken Auletta del “New Yorker’s”, autore di “Effetto Google. La fine del mondo come lo conosciamo” apparso anche da noi (fonte: Hollywoodnews).

Se infatti una differenza c’è in questo mondo iperconnesso tra ciò che accade negli Stati Uniti e quello che capita qui in Italia – mi limito ai processi in atto nell’industria editoriale – è che il cambiamento di tale industria, qualunque esso sia, sta avvenendo. Adesso. E spesso per comprenderlo non bisogna tanto studiare teorie oppure osservare tabelle e tabelle di freddi numeri e linee che salgono e che scendono. Come mi ha insegnato un recente ebook di Jeremy Greenfield,  Finding the Future of Digital Book Publishing, basta ascoltare le persone che quel futuro lo stanno vivendo sulla propria pelle. Speriamo di vedere presto questo documentario anche da noi.

Video | OUT OF PRINT trailer from fungible on Vimeo

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ebook e mercato del libro digitale usato, Amazon e Apple ci credono

Vediamo se in questa scatola c'è un ebook, un fumetto digitale usato…

Vediamo se in questa scatola c’è un ebook, un fumetto digitale usato…

Se gli ebook nel Regno Unito ieri sono entrati nel paniere ONS (ovvero l’ISTAT britannico, grazie @TomBolini per la segnalazione) allora non dovremmo stupirci che dopo Amazon anche Apple pensi al digitale “di seconda mano”. La notizia dei libri usati digitali risale all’8 febbraio; tra chi ne ha scritto a caldo (quando sembrava che solo Bezos avesse dato di matto e non che la cosa fosse così seria da richiamare pure le attenzioni di quelli di Cupertino) vi segnalo in rigoroso ordine alfabetico Booksblog, Editoriacrossmediale, PianetaeBook, Repubblica.

Al solito occorre un ribaltamento di prospettiva – nel caso dei lettori italiani un salto nel futuro – per arrivare a comprendere come società quotate in borsa possano prendere in considerazione quella che per molti può sembrare una follia: Amazon già consente, non in Italia, tra utenti Kindle di “prestarsi” ebook e allora perché non dare ai propri clienti la possibilità di rivendere a terzi la licenza che hanno acquistato per leggere un determinato ebook? Voilà, ecco inventato il libro digitale usato. Anche Apple pare intenzionata a fare altrettanto (fonti: Slate, Mashable, Paidcontent)

L’idea di Amazon sembra risalga addirittura al 2009… ah, se pensate che stia scrivendo di asini che volano lasciate perdere la lettura, ora ci spingiamo oltre, arriviamo a come si presenterà il “mercatino dell’usato”. Su Amazon il bene digitale una volta rimesso in circolo (eh già, sul vostro ereader mica ce l’avrete più) lo trovereste di nuovo in vendita sul sito, né più né meno come un libro fisico. Apple invece consentirebbe, rispettate certe condizioni, una volta trovato un accordo, anche il passaggio del titolo da un dispositivo – iPhone, iPad ecc. – all’altro (fonti: blog.chron, WallStcheatsheet).

Negli Stati Uniti se sono fermi al dibattito teorico circa gli ebook usati già dall’anno scorso si discute se sia lecito rivendere propri brani digitali e anche il videogame scaricato da Internet potrà diventare un bene di seconda mano – così vorrebbe una nota catena di negozi famosa anche in Italia, leggete a proposito: GameStop looking into reselling digital content  oppure On the used and pirate markets for digital goods. Uomini come Brad Wardel della Stardock ritengono inevitabile l’idea di licenze digitali trasferibili, il file di un gioco sarà scambiato in futuro per vie legali (fonte: Gamasutra).

Dicevamo, il mercato musicale precursore delle trasformazioni che avverranno nelle nostre abitudini di consumatori? A febbraio 2011 nasce la startup ReDigi che permette di rivendere i propri brani musicali usati comprati su iTunes (a ogni transazione l’azienda assicura che parte del denaro coinvolto nella compravendita viene rigirato agli artisti e alle etichette), Eh sì. Ebbene, ha avuto abbastanza successo da venire citata in giudizio dalla Capitol Records (EMI) per violazione di copyright (fonte: DBW e l’articolo Resale revolution for digital books and music su Financial Review).

Possiamo salutare l’alba dei beni digitali usati (musica, libri, giochi, film…) come un vantaggio per il consumatore finale? Dovremmo spendere di meno e guadagnarci qualcosa! Quel che è certo è che sia ReDigi, sia Amazon, sia Apple hanno in mente tre diversi “closed marketplace”, perché è ovvio che un ebook usato comprato su una certa piattaforma sarà legato a essa. Anzi, c’è già chi dice che il libro digitale di seconda mano, il cosiddetto ebook usato, altro non sarebbe che il cavallo di troia dei fautori dei mercati chiusi tesi a privare il lettore del proprio diritto di leggere ovunque ciò che hanno acquistato.

Immagine | Homer Simpson alla fiera del baratto di Springfield (episodio 9F21)

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Jeremy Greenfield, Finding The Future of Digital Book Publishing, un ottimo ferro del mestiere

Finding The Future of Digital Book Publishing di Jeremy Grenfield

Finding The Future of Digital Book Publishing di Jeremy Greenfield

Finding The Future of Digital Book Publishing di Jeremy Greenfield
Betterway Books, febbraio 2013, 6,04 €
Reading Life: 5.4 ore di lettura, 27 minuti ogni sessione, 553 pagine girate.

«In the media business, the products we produce are a manifestation of our personalities […]. The industry is changing so quickly that one has to be a voracious consumer of information just to keep up».

Jeremy Greenfield è il responsabile dei contenuti (editorial director) del sito DigitalBookWorld.com (DBW); se volete tenervi aggiornati sull’editoria digitale non dovrebbe mancare tra le vostre fonti preferite di informazione. Ora Greenfield ci offre uno strumento molto pratico per dipengersi un quadro di cosa sta succedendo negli USA, un agile ma denso ebook chiamato Finding The Future of Digital Book Publishing reperibile su qualsiasi libreria on-line a sei euro o poco meno.  Fidatevi, diciannove interviste ad altrettanti protagonisti del “ebook business” che sta sconvolgendo l’editoria tradizionale.

In genere non sottolineo i libri, con gli ebook ho iniziato a farlo, tanto non si rovinano, e a un certo punto della mia lettura della raccolta di interviste di Greenfield mi sono accorto che stavo prendendo appunti sul mio Kobo come non avevo mai fatto. Finding The Future è un telescopio puntato verso la Luna dell’editoria digitale, che non è appunto qui sulla Terra, in Italia, ma sulla Luna (gli USA). Ancora una volta “sono gli scenari futuri, le utopie che diventano realtà, le pagine dedicate alle previsioni del futuro” come ha scritto Marcello Zane a proposito dell’avvento dei PC in Italia negli anni Ottanta che tornano e ci affascinano.

Ogni intervistato ha modo di parlare di sé – possiamo conoscere i suoi studi e la sua carriera, più volte Greenfield ci avvisa che tra il tempo dell’intervista e quello della pubblicazione hanno cambiato mansione o azienda – e soprattutto vengono invitati a rispondere su come reclutano il proprio personale, su quali prezzi ragionano circa i beni digitali che producono, sui diversi formati, sul marketing, sulla distribuzione, sulla “discoverability” dei libri elettronici, su cosa si aspettano che accadrà nel loro settore in futuro e anche su quali storie stanno leggendo e su quale supporto (molto interessante quest’ultimo punto, tanto da essere richiamato in appendice).

“L’editoria libraria ha un vantaggio molto specifico quando passa dalla carta al digitale; a differenza dei giornali e delle riviste i lettori pagano e hanno sempre pagato per usufuire dei suoi contenuti” (David Nussbaum); “Parlando di marketing, dobbiamo venire a patti con un mondo dove ci sono meno opportunità di scoprire nuovi titoli attraverso negozi fisici, dobbiamo così migliorarci nel marketing” (Chantal Restivo-Alessi); “Alla fine nascerà un’industria editoriale più forte, più sveglia e più resistente, questa è sempre una buona cosa” (Michael Tamblyn); “Ogni editore deve mettersi lì e capire come avvicinare il proprio lettore” (Rick Joyce).

Sono solo quattro citazioni dei protagonisti dell’editoria digitale d’oltre oceano interpellati da Greenfield – trovate l’elenco puntuale degli intervistati cliccando qui – e se nemmenno una di loro vi ha scaldato il cuore o fatto suonare un campanello significa che probabilmente non lavorate in questo settore oppure non siete ottimisti. Senza paura questa ventina di persone si aspetta per il 2015 di avere il 40% delle proprie entrate dal digitale, vi sembra poco? Finding The Future è una fotografia di chi sta cavalcando la cresta dell’onda digitale ora, se in Europa staremo a guardare  o prenderemo anche noi la nostra tavola per unirci ai surfisti statunitensi è difficile capirlo.

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Tolino Shine, i tedeschi lanciano un loro ereader e scommettono sulla autarchia

„Ich hab gesagt, runter von meinem Rasen!“

„Ich hab gesagt, runter von meinem Rasen!“

Il futuro degli ebook non lo conosce nessuno, c’è perfino chi afferma che tra pochi anni saranno superati, eppure ieri, non si comprende bene se l’annuncio sia stato fatto di venerdì per farlo digerire nel weekend oppure in coincidenza con l’inizio del mese, dalla Germania è arrivata una notizia accolta con il sorriso oltre oceano: “Americani? Levatevi dal nostro prato!”. Dal 7 marzo i tedeschi lanciano la loro sfida a Kindle e agli altri ereader stranieri commercializzando il Tolino Shine (www.tolino.de).

Macchina alla pari con la concorrenza a leggerne le caratteristiche tecniche (riporto dal comunicato stampa): sette settimane di autonomia, wi-fi, schermo E Ink ® HD, stessa risoluzione e dimensioni – 6 pollici di diagonale, 1024 × 758 pixel – del Kindle Paperwhite e del Kobo Glo e ovviamente la luce integrata, possibilità di archiviare più di 2000 ebook… sì, già ma quanto ci costa? 99 euro. Non male eh? Aggressivi anche sul prezzo. Tuttavia il punto da sottolineare è un altro.

Il mercato tedesco – lasciate stare che è probabilmente troppo tardi per battere Amazon e soci sul fronte hardware – è forse l’unico in Europa per dimensioni dove si poteva tentare un esperimento del genere (rinfrescatevi la memoria leggendo questo post di Cecilia Martini su tropicodellibro.it, risale a metà luglio 2012), trovare vale a dire una via autarchica per un proprio dispositivo di lettura; in Germania è riuscito quello che in Italia non è accaduto, si sono messi insieme i principali editori, più le catene di librerie e Telecom.

TolinoShine

Se infatti le catene di librerie italiane (non conto il Cybook Odissey Feltrinelli Edition) non hanno di fatto avvallato nessun ereader in particolare e tre soggetti – IBS con Leggo, Telecom con Biblet e Mondadori con Kobo – hanno scelto negli anni di percorrere strade separate, in Germania invece le catene Thalia, Weltbild e Hugendubel (1500 punti vendita non bruscolini) hanno stipulato un accordo con il maggior gruppo editoriale tedesco ed europeo Bertelsmann e Deutsche Telekom per dare al lettore un ereader nazionale.

Un lettore di libri digitale che arriva sul mercato competitivo almeno quanto i suoi avversari e soprattutto “aperto”, come a mio parere giustamente rimarca Laura Hazard Owen su gigaom.com (qui trovate il suo post); se il lettore tedesco acquisterà il Tolino Shine potrà accedere a 300.000 titoli in lingua, il doppio di quelli offerti da Amazon, e comprare dove vorrà i propri ebook dato che il dispositivo legge file .epub, PDF e .txt. Tolino non ha il 3G? Deutsche Telekom offre l’accesso gratuito a 11,000 hotspot wi-fi oltre a possibilità di archiviare ebook (25 GB) nella sua nuvola.

Ringrazio Sebastian Posth, che conto di ascoltare di persona a If Book Then 2013, per la suggestione dell’immagine di apertura, spero di non avere male interpretato un suo tweet – “Gran Tolino” – ieri sera a poche ore dalla conferenza stampa che ha dato il volo alla scommessa tedesca. Impossibile dire adesso se l’ereader Tolino Shine riuscirà a imporsi in Germania come primo lettore di libri digitali del Paese (si aspettano di venderne più di un milione di unità da qui a fine anno) ma di certo è positivo che anche l’Europa tenti una sua via all’interno di un mercato in continuo cambiamento.

Aggiornamento 02/03/2013: Il convitato di pietra di Tolino pare sia per adesso il selfpublishing, Matthias Matting del sito selfpublisherbibel.de ha subito verificato la possibilità per gli scrittori di lingua tedesca sulle modalità per  pubblicarsi (o distribuirsi) da sé legate a questo nuovo ereader. Non lo si esclude per il futuro ma per ora appaiono nulle – in modo curioso tale posizione riflette il mancato lancio in Italia del programma di selfpublishing Kobo Writing Life via Mondadori più volte dato per imminente.

Immagini | Dall’alto: Gran Torino (2008), www.tolino.de, You Tube

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Libri elettronici senza futuro? Previsioni: ebook on-line e on-demand nel 2017

Il lettore di ebook di fronte al formato epub

Il lettore di ebook di fronte al formato epub

Jani Patokallio – Publishing Platform Architect presso Lonely Planet – ha pubblicato su toc.oreilly.com un aggiornamento di alcuni concetti espressi ad aprile 2012 in un post che potete trovare sul suo sito sotto il nome di Perché gli ebook saranno presto obsoleti (e no, il DRM non c’entra). Quando? Da qui a quattro anni, ovvero nel 2017… brividi vero? Cosa me ne farò di tutti i mega di libri che sto comprando? 😦 La versione 2.0 del post dell’anno scorso si intitola “The publishing industry has a problem, and EPUB is not the solution”.

Su Twitter già all’epoca un po’ di agitazione: “Gli ebook sono i CD-ROM di oggi?” Patokallio rispondeva: “I libri elettronici  hanno un disperato svantaggio competitivo paragonati ai siti internet, sempre aggiornati, e perfino al modesto PDF; gli ebook sono azzoppati da restrizioni territoriali, DRM (Digital Rights Management), device dedicati e quindi limitati, inoltre i formati dei file non posson dirsi maturi ma allo stesso tempo sono già obsoleti”. Ed è solo il cappello introduttivo come faceva notare anche Paolo Carnovalini sul suo blog epubpublishing.wordpress.com.

Patokallio lavora per l’industria editoriale ma pare rifiutare il concetto di fondo dell’imprenditorialità che è quello di ricercare il profitto. O meglio, crede che il gratis sostituirà il modello corrente di fare soldi perché un prodotto digitale (nel caso specifico l’ebook) non si può propore sul mercato che in modo gratuito. Il formato epub – e porta una serie di motivazioni tecniche che non sto a riportarvi – gli appare dunque come un bizzarro accrocchio che cederà nel breve periodo alla facilità di fruire di contenuti semplicemente usando un browser.

Noi troviamo in rete gratis da anni “derivati” di prodotti editoriali, che siano stati pagati ai loro autori, ovvero scrittori, giornalisti, esperti ecc. o meno. Come sottolinea Claudio Giua – direttore dello sviluppo e innovazione del Gruppo Editoriale L’Espresso – intervistato da Natascha Fioretti sull’European Journalism Observatory se credete che non ci guadagni nessuno dal vostro contenuto on-line sappiate che “[…] porta ricavi a chi non ha fatto nulla per costruirlo. Cioè Google e soci. Perché chi riesce meglio di tutti in questo miracolo della monetizzazione dei contenuti è Google”.

La profezia di Patokallio potrebbe avverarsi se l’industria editoriale riuscisse a trovare il suo “Netflix” – leggete al proposito un pezzo mirabile di Nicola S., “Inside TV – House of netflix”, su www.serialmente.com  –, un provider flat rate di contenuti on demand, che comprasse i contenuti degli editori permettendo all’utente di usufruirne su tablet e smartphone a prezzi modici. Certo, poi entreremmo nella diatriba Editori vs. Piattaforme – approfondite consultando l’articolo di Atul Patel su blogs.imediaconnection.com – in cui Apple, Amazon e Google potrebbero decidere di diventare loro stessi produttori…

Quindi cosa ci resta da fare? Continuare ad acquistare libri cartacei? Non ce n’è motivo, a meno che il vostro intento sia avere la certezza (allagamenti, incendi e traslochi esclusi) che la biblioteca di famiglia passi ai vostri discendenti così come l’avete faticosamente costruita – e siate consapevoli comunque che “un libro moderno ha una vita media di settant’anni, e dopo inizia a sbriciolarsi”, citazione tratta da “Sulla labilità dei supporti” di Umberto Eco. Da parte mia dopo aver comprato musicassette negli anni Novanta del XX secolo non mi pentirò di aver acquistato epub oggi.

Immagine | La Storia Infinita (1984)

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Aggiornamento di San Valentino software Kobo Glo e Touch 2.4.0

Kobo240

Al solito Kobo adotta una politica strana per i suoi aggiornamenti; rilasciato una settimana fa, giusto per San Valentino, solo nella giornata di ieri collegandomi wi-fi sono riuscito a scaricare l’aggiornamento software 2.4.0; rispetto ad altre volte non aspettatevi chissà quali novità, ora in sostanza è possibile 1. Archiviare ebook per liberare spazio sull’ereader e riscaricarli in qulsiasi momento non appena ne avete bisogno 2. Eliminare ebook per rimuoverli dalla libreria.

Ho provato a sfogliare un paio di ebook, anche non acquistati da Kobo, e non ho notato nulla di diverso dalla precedente versione del firmware uscita in autunno. Non c’è stato nessun stravolgimento della pagina Home – grazie al cielo –, forse un lieve miglioramento della velocità di cambio pagina (ma come già scritto potrebbe essere una mia impressione), le innovazioni si concentrano nella schermata della libreria. Se cliccate sulle tre barrette di fianco ai vostri titoli troverete una nuova voce “Archivia” e una già presente, modificata, “Elimina”.

KoboTouch240

In particolare la voce “Archivia” parcheggia, diciamo così, in remoto, a quanto ho capito, il titolo da voi selezionato informandovi su quanto spazio avete risparmiato sul dispositivo, da pochi kappa a molti mega a seconda dell’ebook, e nel caso ne aveste bisogno – ma dovete essere collegati wi-fi alla Rete – vi consente di riscaricarvelo sull’ereader con un click. Credo sia molto utile per i molti fra di voi cari lettori che hanno così tanti ebook da avere problemi di spazio. La voce “Elimina” invece cancella senza rimedi un ebook dal lettore.

KoboDesktop320

Scaricando inoltre la versione 3.2.0 di Kobo Desktop potete tenere sotto controllo i vostri ebook, sapere quali sono nell’hard disk del computer e quali solo sul dispositivo, un sistema di icone permette infine in modo intuitivo di caricare e scaricare titoli tra le due librerie e sapere quanto spazio avete occupato del vostro Kobo Mini, Touch o Glo. Aspetto anche i vostri commenti su questo aggiornamento che mi auguro non vi darà fastidi, ricordo che alcuni utenti hanno segnalato difficoltà di gestione degli ebook riguardo a titoli (parlo di visualizzazione della pagina) non acquistati via Kobo.

Foto | lettoredigitale.com

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Simone Perotti, Dove sono gli uomini? Manca il coraggio al sesso forte?

Dove sono gli uomini? di Simone Perotti

Dove sono gli uomini? di Simone Perotti

Dove sono gli uomini? di Simone Perotti
Chiarelettere, gennaio 2013, 9,99 €
Reading Life: 2.8 ore di lettura, 18 minuti ogni sessione, 673 pagine girate.

«Senza la wild card o i bonus del ruolo e della bontà di giudizio delle donne [l’uomo] cade in basso, là dove occorre scarpinare davvero, confrontarsi davvero, dimostrare davvero, vivere davvero. […] Solo che gli uomini non l’hanno dovuto fare mai, mentre le donne sanno bene che cosa significhi».

Dopo aver letto anni fa “Adesso basta” di Simone Perotti ero curioso di leggere il suo quarto saggio, su inMondadori si trova a meno di dieci euro ed è, mentre scrivo, secondo nella classifica Sociologia alle spalle del solo Severgnini e i suoi “Italiani di domani”. L’analisi di Perotti si concentra non più come invece i tre scritti precedenti sul downshifting (il riprendersi la vita scalando marcia per essere finalmente liberi) ma sugli uomini, gli uomini in quanto genere, un genere sperduto nel XXI secolo di fronte alle donne che non li “trovano” più, sebbene li cerchino ancora.

Diviso in tre parti (Assenti ingiustificati, Fughe e sopravvivenze, Forse questo è il momento) “Dove sono gli uomini?” è una carrellata di testimonianze di prima mano delle donne incontrate da Perotti (classe 1965) in questi anni, durante i quali ha girato l’Italia presentando i suoi libri o andando per mare. Utilizzando le sue parole ne viene fuori “un affresco mai visto, a tratti orribile, profondamente diverso da quello che pensavano di conoscere” sull’inconsistenza degli uomini fra i 30 e i 50 anni “alienati fra lavoro che cambia, una vita familiare esplosa, relazioni remote, socialità insoddisfacente”.

Tra tutti gli esempi o gli episodi di vita citati da Perotti (e che rispondono al desolato dipinto citato sopra spesso raccontato dai media: vite parallele, inganni, violenza) a me è piaciuto quello che lui stesso ha citato “per la sua emblematica eccezionalità”, quello di Loredana, una trentenne in pace con se stessa – che è soddisfatta del proprio lavoro e continua ad arricchirsi intellettualmente – che ha addirittura trovato e sposato un uomo decente. Ecco, nonostante, come affermi l’autore, più l’autostima delle donne sale più quella degli uomini scende, forse esistono uomini che hanno già ritrovato loro stessi.

P.S. In un libro che ha come centro la “ricerca” degli uomini ho trovato curioso che Perotti non abbia messo nero su bianco la sua testimonianza, non abbia aggiunto vale a dire in modo esplicito la propria esperienza di interazione con le donne che si ritrova riflessa nei racconti agghiaccianti delle sue interlocutrici. Chissà, magari la ritroverò in un seguito di questo saggio.

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Le speranze riposte nel libro elettronico sono tante. Ma davvero? Credevo fossero inquietudini

"È il prescelto"

“È il prescelto”

Su “la Lettura” del Corriere della Sera di oggi a pagina 19 trovate la rubrica “Il numero” di Giuliano Vigini, il cui titolo – “L’Europa raffredda l’euforia per il libro elettronico” – è abbastanza curioso se da un po’ di anni vi occupate per diletto o per lavoro di editoria digitale che con le parole euforia (di chi?) e speranza (quale?) non hanno molto da spartire; mi permetto di riportare il pezzo di Vigini qui di seguito, sono pronto a rimuoverlo nel caso mi venisse chiesto dalla RCS:

«Le speranze riposte nell’ebook sono tante, ma l’euforia che ha accompagnato anche in Italia l’avvento della “quarta rivoluzione” del libro è da ridimensionare quanto alle dimensioni del mercato a breve termine. Le fonti internazionali (Idate) prevedono infatti, per il 2014, nei cinque Paesi europei editorialmente più avanzati (Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Spagna), un giro d’affari complessivo di 16 miliardi di euro per il libro a stampa e di 1,6 per l’ebook. Anche per quanto riguarda il numero di “e-readers” che sarà presumibilmente venduto nel 2014 negli stessi Paesi, la cifra complessiva è di 1.423.000 unità, contro 9.602.000 degli Stati Uniti. Per quanto in crescita (da 0,1 del 2008 a 1,6 miliardi di euro del 2014), l’espansione del mercato ebook in Europa sarà dunque più lenta del previsto, ma è comunque una strada segnata».

Ecco, forse mi sono perso qualcosa ma A) Almeno in Italia l’industria editoriale non si aspetta – né mai si è aspettata – che l’ebook possa contribuire nel breve periodo a risollevare un mercato del libro in flessione; B) Se escludiamo il Regno Unito, – il vasto catalogo di ebook in lingua inglese non rende assimilabile questa nazione agli altri quattro Paesi europei – ci sarebbe da disperarsi; altro che lentezza, dobbiamo ancora far capire ai lettori che un prodotto esiste.

Siamo in pochi a credere a questa “rivoluzione”? E poi, è davvero un cambiamento epocale o forse “Gli ebook non esistono” come ha scritto Marco Bruschi su Scrittore Computazionale qualche giorno fa?  In tanti si sono accorti dell’esistenza degli ereader (e il Kindle non sanno nemmeno che cos’è) grazie agli spot televisivi 2012 di Mondadori per il lancio di Kobo…

… dunque forse più che tentare di interpretare ricerche – ad esempio: gli anziani preferiscono leggere in digitale (lo dice l’università di Mainz), comprano ereader ma morendo presto (!!!) fanno calare le vendite (giuro, leggete qui: “An ereader market study you wont believe”, grazie Marco per la segnalazione) – compriamo ebook fatti come si deve spingendo gli editori italiani, che sono inquietati da questo nuovo “formato”, a produrli.

Immagine | Matrix (1999)

 

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Douglas Adams, La lunga oscura pausa caffè dell’anima, (però io preferisco il tè)

La lunga oscura pausa caffè dell'anima di Douglas Adams

La lunga oscura pausa caffè dell’anima di Douglas Adams

La lunga oscura pausa caffè dell’anima di Douglas Adams
Traduzione di Marco e Dida Paggi
Arnoldo Mondadori Editore, novembre 2012, 6,99 €
Reading Life: 4,4 ore di lettura, 23 minuti ogni sessione, 2009 pagine girate.

«Esistono persone che ci piacciono a pelle, altre che pensiamo che col tempo potremmo anche riuscire a farci piacere, e altre ancora che vorremmo semplicemente tenere lontane con un forcone».

Un’offerta lampo sulla maggior parte delle librerie on-line mi ha fatto acquistare qualche giorno fa su kobobooks.it un inedito di Douglas Adams risalente addirittura al 1988: The Long Dark Tea-Time of the Soul. Non appartiene al ciclo della Guida galattica per autostoppisti ma a quello che ha come protagonista Svlad Cjelli, o meglio Svlad Gently detto Dirk, appena due libri – “Dirk Gently, Agenzia Investigativa Olistica” (1987) e appunto “La lunga oscura pausa caffè dell’anima” – in confronto ai cinque (o sei) della saga più celebre di Adams.

Se avete mai letto e amato come il sottoscritto American Gods (2001) di Neil Gaiman è probabile che apprezzerete questa seconda avventura di Dirk Gently alle prese nientemeno che con Odino, il padre degli dei, e Thor, il dio del tuono. Nell’universo immaginato da Adams come in quello di Gaiman sono gli uomini ad aver “creato” le divinità e dopo tanti secoli quelli nordici non se la passano troppo bene, sono addirittura così stanchi da mettersi nei guai quando incontrano i veri cattivi degli anni Ottanta: avvocati e pubblicitari.

Grazie al metodo olistico di Gently ovvero l'”interconnessione di fondo tra tutte le cose”, ogni bizzarro (a prima vista) frammento di questa che fino a quasi la fine sembra una storia sconclusionata – Odino, Thor, Kate, un distributore di Coca-Cola, un’enorme aquila con dei cerchi sulle ali – troverà una spiegazione tra Londra, la Norvegia e il Walhalla, il tutto condito dallo humor inglese e dal procedere per accumulo che ha reso famoso Adams e la sua Guida galattica. Avvertenza, per alcuni potrebbe non bastare il fuoco di fila di trovate a giustificare l’acquisto 😉

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David Mitchell, Cloud Atlas, un meraviglioso atlante delle nuvole per ora solo di carta

Cloud Atlas di David Mitchell

Cloud Atlas di David Mitchell

Cloud Atlas di David Mitchell
Frassinelli, novembre 2012, 14,90 €, 616 pagine
Reading Life: come faccio a dirvi quanto ho impiegato a leggerlo? Non c’è l’edizione elettronica 😉

«”Quando esalerai l’ultimo respiro capirai che la tua vita altro non è stata che una piccola goccia in un oceano sconfinato!” Ma cos’è l’oceano se non una moltitudine di gocce?».

Facciamo un gioco, andate su google e scrivete “cloud atlas ebook”, le successive chiavi di ricerca sono: ita, italiano, ita download. Risultati simili appaiono con “hunger games ebook” del resto: ita, gratis, ita pdf. Non ho indagato ma è chiaro che è possibile reperire piratato e in formato digitale l’ottimo romanzo di David Mitchell Cloud Atlas; a oggi l’edizione italiana è esclusivamente cartacea…  Perché Frassinelli (ovvero Sperling & Kupfer e di conseguenza Mondadori) non hanno pubblicato l’ebook in italiano? Possono esserci molte ragioni, rimane il fatto che per adesso “ne gh’è minga” 😦

“L’atlante delle nuvole” come sottolineava tra gli altri Tullio Avoledo su Twitter, quando uscì nel 2005 in Italia se lo filarono in pochi, eppure la struttura narrativa – analizzata brillantemente da Cristiano de Majo su Rivista Studio, leggete il suo post: “L’atlante della letteratura” – è così elaborata e particolare da avere attirato l’attenzione dei fratelli Wachoski che ne hanno tratto un lungometraggio, Cloud Atlas, appunto. Se siete in cerca di un riassunto della trama vi invito a leggere quello di Monica Cruciani su booksblog.it (cliccate qui). Io l’ho appena finito e ve lo consiglio (non ho visto il film).

In questo post non voglio tanto parlare del romanzo di Mitchell (bravo!) ma di come il suo sia un caso esemplare di cortocircuito tra editoria digitale e tradizionale. Quanti libri ha scritto questo autore? Cinque, tutti tradotti da Frassinelli nell’arco di dieci anni: Nove gradi di libertà (2001; 2012 Sperling & Kupfer), Sogno numero 9 (2002), L’atlante delle nuvole (2005), A casa di Dio (2007), I mille autunni di Jacob de Zoet (2010).

Nessun titolo di Mitchell è per ora disponibile in ebook. Quanti sono acquistabili a gennaio 2013? Tre. Due sembrano non disponibili a credere agli store on-line Mondadori. Era possibile andare in libreria nell’autunno 2012 e trovare l’edizione de “L’atlante delle nuvole” uscita nel 2005? No, era in preparazione un’edizione nuova, con una copertina inedita, la locandina del film di Lana e Andy Wachoski e Tom Tykwer uscito nelle sale il 10 gennaio 2013.

Qual è il paradosso? Semplice, le opere di David Mitchell in lingua originale e in formato digitale esistono, le trovate su Amazon, Kobobooks ecc. Non è di certo un autore contrario al libro elettronico. Eppure, forse perché i diritti digitali dei suoi romanzi in Italia non sono ancora stati discussi o un accordo non è stato trovato… niente, gli ebook ce li scordiamo. Peccato anche per Frassinelli. Vi ricordo quanto sia decisiva l’uscita di un film per le vendite di un titolo a esso legato (anche uscito da molto tempo), per fare un esempio su Bookrepublic.it l’epub “Vita di Pi” di Yann Martel è quarto in classifica.

Esiste una rivoluzione digitale in campo editoriale? Sì; rendere obsoleto il “salvo esaurimento scorte” – come Fabrizio Venerandi di Quintadicopertina ha intitolato il suo blog –, cioè rendere reperibili sempre e comunque le storie di un autore (tutte) è il primo punto di questa rivoluzione. Non sarà facile ma ci arriveremo.

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